DALLE CENERI ROSSE
Brilla dentro a grandi occhi, una stilla di luce,
davanti a specchi affacciati sul mondo e profonda matrice,
che riprendono tristi esperienze, di paura e dolore,
di semplici comparse confuse tra confini e bandiere,
che un partigiano zelante portò oltre il muro,
uccidendo l'orgoglio di zingari senza futuro.
Lunghe file di vecchi trattori, e sopra persone grigie,
coi volti uccisi e i sogni perduti nelle valige.
Come le aquile nere scacciate dai lupi rossi,
portano stretti tra i denti e nei cuori rancori repressi.
Quei bambini quei vecchi quei giovani slavi,
orizzonte impazzito, sporcato, e solcato da navi.

Bella la vita dell'uomo, che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita, nella vita dell'uomo.

Chi ha unito genti diverse, ignorando la razza e l'etnia,
costringendoli a pensare una sola filosofia.
Ha innescato una miccia che un giorno è brillata di luce,
dopo il muro ora esplode una guerra che a morte conduce.
E i popoli vecchi signori dell'Europa unita,
in un bagno di sangue han visto, fallire la vita.
E finito lo scempio, alla dignità, immolata sui balcani,
restan foto sgualcite di navi, stracolme di mani.
E le mani degli avvoltoi, organizzati in gran fiera,
che per loro, signori del mondo è una vera miniera.
Dopo la tempesta tutto sembra finito,
dalle ceneri rosse è riemerso, il fantasma di Tito.

Bella la vita dell'uomo, che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita, nella vita dell'uomo.

E forte il vento dell'ambizione, è tornato a far male.
Saran puniti, i figli cattivi, del generale.
Il padrone ha suonato i tamburi, la terra trema,
e la vita si piega nel suono di una sirena.
Bambini tremanti, ammassati alle sbarre,
e insigni assassini che tramano, dietro le guerre.

Bella la vita dell'uomo, che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita, nella vita dell'uomo.
















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